CASO MARTINELLI
Dopo trent'anni spuntano nuovi elementi sull'omicidio di Palmina Martinelli
Mina Martinelli e l'avvocato Chiriatti ospiti della trasmissione televisiva "Chi l'ha visto" per presentare le ultime novità del caso che potrebbero portare alla verità
FASANO – “Chi l'ha visto” torna a parlare del caso Palmina Martinelli. Nella puntata di ieri sera (10 ottobre), il programma di Rai Tre, condotto da Federica Sciarelli, ha nuovamente raccontato la tragica storia della quattordicenne fasanese “arsa viva come si faceva con le streghe” perché aveva rifiutato di entrare in un giro di prostituzione gestito dai fratellastri Enrico Bernardi e Giovanni Costantini. Sono proprio questi i nomi che la piccola Palmina pronunciò agonizzante nella sua stanza del reparto grandi ustioni di Bari, dove venne trasferita dopo essere stata ritrovata tra le fiamme dal fratello Antonio. Era l'11 novembre 1981, Palmina morì dopo venti giorni. Il pm del processo di primo grado, Nicola Magrone, riuscì a far ascoltare in aula le dichiarazioni in cui la vittima pronunciava palesemente chi le aveva fatto del male e come. Nonostante questo, i due imputati furono assolti per insufficienza di prove e la sentenza definitiva chiuse il caso archiviandolo come suicidio.
«Noi non crediamo che si sia trattato di suicidio»: la sorella di Palmina, Mina Martinelli, ha ribadito in trasmissione questa sua ferma convinzione, affiancata dall'avvocato leccese Stefano Chiriatti, legale della famiglia. A distanza di trent'anni la donna si batte per far venire a galla la verità e intende scavare a fondo nella vicenda per capire cosa realmente si cela dietro la terribile fine toccata ad un'innocente adolescente.
Due nuovi elementi potrebbero finalmente far luce nella vicenda. Innanzitutto, la testimonianza chiave di Maria Apruzzese, ex compagna di scuola di Palmina poi fuggita in Germania, che alle telecamere della Rai ha dichiarato: «il pomeriggio dell'11 novembre, io e Palmina avevamo progettato di scappare di casa; lei aveva indossato l'abito della festa e la collana per prepararsi al meglio ad affrontare una nuova vita, lontano dalla sua famiglia». A questa dichiarazione si aggiunge la perizia effettuata dal professor Vittorio Pesce Delfino dell'Università di Bari. Attraverso analisi computerizzate sulle ustioni di Palmina, l'anatomopatologo ha dimostrato che si è trattato di omicidio poiché la ragazza si era coperta il volto con entrambe le mani prima dello sviluppo della vampata per cui non poteva avere innescato personalmente l'incendio. Sulla base di questi elementi, l'avvocato Chiriatti ha formalmente presentato una denuncia al Procuratore della Repubblica di Brindisi chiedendo la revisione degli atti e la riapertura del processo.
Mina Martinelli continuerà a chiedere giustizia per sua sorella e con lei i fasanesi. Gli ultimi riscontri scientifici hanno fornito prova che la morte di Palmina è stata un omicidio doloso e che dietro potrebbero nascondersi degli ignoti mandanti.
di Angelica Sicilia
11/10/2012 alle 00:45:28
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